Salvatore Amara & The Easy Blues Band Blues Is By My Side
A
due anni esatti da "The
Blues
Catcher",
ritorna la blues band sarda più amata ed
accreditata dell'isola con un CD tutto nuovo. Nel frattempo però
Salvatore Amara (leader indiscusso della Easy Blues Band) non è rimasto
con le mani in mano, sarebbe in antitesi con il suo DNA. Nel 2015
è stato infatti pubblicato il suo libro "Un Salto Nel Blues" (ed.
CUEC), un lavoro davvero ciclopico concretizzatosi in ben 517 pagine
sulla storia della musica nera fino al rock degli anni settanta.
Grande dinamismo e voglia di fare che si riflettono anche nella sua musica.
Un vero "folletto" con la chitarra, Amara dispone anche di una voce
potente, estremamente adatta al genere. I suoi spettacoli sono molto
partecipati e ritengo opportuna, a tal proposito, una citazione per il
ruolo importante svolto dal fratello Mauro (chitarrista e tastierista),
sempre al suo fianco nelle circostanze che contano ed autentico alter
ego nello svolgimento degli show.
Seppur ruotando su un solido fulcro costituito dal blues, il nuovo
"Blues Is By My Side" ne mostra le diverse espressioni ed
evoluzioni. Come per il lavoro precedente, è tutta farina del sacco di Amara, autore di undici delle
tredici tracce di cui è composto il CD. Una prolificità compositiva
ammirevole che contribuisce a rendere sempre attuale la "dialettica" della sua musica.
Il boogie, per iniziare, con "Rainy Day" (apertura più coinvolgente non
poteva esserci), dal quale si passa senza battere ciglio ma con analoga
enfasi, al country in "It's All Over" davvero divertente e con
"innesti" a sorpresa... "The Slider" è un rock blues dal sapore
seventies con la bella armonica di Paolo Demontis in primo piano e
precede uno dei miei brani preferiti: un funky molto dinamico che si
chiama "I Pray". Dopo tanto ritmo arriva un momento di riflessione con
"Why?", brano dal gusto jazzy impreziosito dall'organo di Mauro Amara
che prelude al rock'n'roll alla Jerry Lee Lewis "The Gambler" nel quale
piano e chitarra si "inseguono" come nella migliore tradizione. "I'm
Gonna Loose my Babe" è un gustoso boogie dal sapore westcoastiano che
pare uscito dal repertorio di Hollywood Fats. Arriva quindi il momento
per uno slow blues, "B Blues", nel quale trova opportuno sfogo la
chitarra di Amara.
Non mi pare il caso di dirvi proprio tutto, lascio a voi il piacere
della scoperta, anche perchè le sorprese non sono affatto finite. Solo un
accenno alle due cover di cui vi parlavo in apertura: "Honky Tonk
Blues" di Jelly Roll Morton ed il traditional "The House Of The Rising
Sun", rivisitate con la personalità che dovrebbe sempre caratterizzarle.
Grazie al prezioso apporto dell'etichetta Green Studio Production che
ha coprodotto l'album, continua l'avventura musicale di Salvatore Amara
e della sua Easy Blues Band con questo "Blues is By My Side" che
costituisce una conferma della qualità dei nostri. Tra i dischi più
interessanti dell'anno.
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Salvatore Amara vocals, guitar, dobro
Mauro Amara keyboards, guitar
Roberto Loi bass
Paolo Demontis harmonica
Fabio Cuccu drums
facebook.com/Salvatore-Amara-The-Easybluesband
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Andrea De Luca Blues Trio
Nuono
album per Andrea De Luca ed il suo Blues Trio. Andrea è un chitarrista e cantante
con varie esperienze maturate sin da giovanissima età. Dal suo curriculum
si legge che nel 2004 registra il disco "Enjoy Yourself" e nel 2007
apre presso l'Università di Tor Vergata il concerto del sommo maestro
Ennio Morricone. Lo troviamo nel 2010 come componente della Jona's Blues Band (con
la quale ha militato per circa quattro anni, condividendo per un certo
periodo l'attività con il suo Blues Trio) nel disco "Back To Life"
assieme ad ospiti del calibro di Herbie Goins, Harod Bradley, Mario
Donatone, Marco Meucci, ed altri (vedi archivio recensioni). Dal 2014 è docente presso Musica Incontro a Roma.
Il 2016 è l'anno del cd "Andrea De Luca Blues Trio" che rappresenta la
summa delle sue qualità di bluesman. Il lavoro è prevalentemente
costituito da cover abbastanza note tra le quali spiccano tre brani
firmati da De Luca che, in realtà, si adattano perfettamente al sound
complessivo riuscendo a combinarsi con gli standard grazie ad un gusto
decisamente personale, senza che questi ultimi risultino
- come spesso accade - dei tentativi di imitazione o, se preferite,
delle copie conformi. Per la cronaca, "Back To Life" e "I Was Born"
(due dei tre originali) erano già compresi nel succitato disco della
Jona's, sebbene qui siano stati totalmente riarrangiati.
Si comincia con la trascinante "Blow Wind Blow" di Muddy Waters,
rinvigorita in un brillante rock blues. Quindi l'arcinota "Good Morning
Little Schoolgirl" riproposta in versione funky nello stile
caratteristico del blues trio. "Back To Life" è un blues in cui fa la
sua comparsa la lap steel, in un contesto che definirei (come si diceva
un tempo) semiacustico. Ritorna l'elettricità con "Alone", altro brano
di Andrea De Luca, dal forte sapore rock. In un altalenarsi di ritmi,
si scende improvvisamente verso il sinuoso slow blues "Come Back Baby"
di Ray Charles nel quale il chitarrista romano ci mostra le sue ottime
doti strumentali. Ancora "If Six Was Nine" di Hendrix, un vero
tuffo nel passato; "Rock Me Baby", smontata e ricucita per l'occasione;
"Shadows In The Rain" di Sting in una rielaborazione soul abbellita dal
piano Rhodes dell'ospite Martino Onorato. Infine l'originale "I Was
Born", con la lap steel ancora in evidenza ed il Blues rurale che fa la
sua apparizione con tanto di voce "invecchiata".
Questo è "Andrea De Luca Blues Trio", un lavoro in cui c'è tanta roba
di buona qualità. Un disco da ascoltare ed ulteriore conferma che in
Italia si continua a produrre Blues di ottimo livello grazie ad artisi
cresciuti nei club sparsi lungo tutta la penisola ed oggi in grado di
affrontare qualunque platea.
www.andreadeluca.net |
Andrea De Luca guitar, lap steel, vocals
Mimmo Catanzariti bass
Luca Trolli drums
guest
Martino Onorato piano Rhodes
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Paolo De Montis Loopin' The Blues
Paolo
Demontis è un armonicista di Torino ben noto ai bluesofili italiani ed
in particolare agli amanti dello strumento. Musicista da diversi anni,
già dal 1998 intraprende l'attività didattica presso la prestigiosa JazzSchool
di Torino. L'attidudine
all'insegnamento è una sua caratteristica peculiare che, quando non è
impegnato ad esibirsi, propone con i suoi stage in diversi Blues
festival. Nel 2013 apre il sito Easyharp che diventa in breve un punto di riferimento per i cultori.
Demontis ha prodotto due
album: "AOBlues"
nel 2011, con la Harpin' On Blues Band, e questo nuovo "Loopin The Blues", pensato, composto e realizzato, da solo.
Se i primi anni l'hanno visto esibirsi con diverse
formazioni in maniera tradizionale, da qualche tempo Paolo si dedica
intensamente all'attività di "modern one man band" (come si
autodefinisce).
Pur non abbandonando il ruolo classico dell'armonicista (ha fatto delle
apparizioni al festival di Chicago del 2015 ed in diversi locali della
Windy City), esplora con grande interesse le possibilità offerte dalla
tecnologia.
Utilizza infatti una pedaliera generatrice di loop con la quale
registra (rigorosamente
dal vivo) vari suoni: vocalità che segnano il tempo ed il ritmo, con
altre armoniche che si sovrappongono e costituiscono la base sulla
quale il musicista
canta e suona la solista, il tutto condito da una buona dose di effetti
elettronici. Una tecnica divulgata dall'armonista di origini canadesi Son of Dave e diventata in
breve uno
stile al quale altri si sono accostati.
Paolo svolge
inoltre il ruolo di endorser per le ottime armoniche Seydel (anche a me
è capitato di chiedergli lumi in relazione a quelle in tonalità bassa costruite della
marca tedesca di cui Paolo fa largo uso, ndr).
Il CD "Loopin The Blues" è la summa delle passioni di Paolo Demontis che alternano il Blues al Reggae, allo Hip Hop, al
Funky. L'armonica gioca senz'altro un ruolo determinante, ma è con
quel... preciso feeling che il musicista riesce a rivelare
l'appartenenza dei singoli brani ai rispettivi
generi. La voce, a volte distorta,
ben si lega ad un sound che appare generosamente grintoso. So già che
gli integralisti del Blues storceranno il naso, contrari come sono a
qualunque forma di innovazione, peggio ancora se di natura tecnologica.
Ma questi sono "problemi" assolutamente soggettivi...
Il disco cresce (come si dice) ascolto dopo ascolto. Risulta operazione
non semplice "entrare" nei singoli pezzi raccontandoli a parole: la
musica qui è tutta da sentire; vi indicherò pertanto quelli che
preferisco. L'iniziale "Busy Crossroads", una sorta di funky dai tratti hip hop,
è la chiara anticipazione dell'aria che si respirerà nel
prosieguo. "Don't Touch My Blues" ricorda nel motivo i
Canned Heat con gli effetti che la fanno da padrone per creare delle
atmosfere che difinire a tratti psichedeliche non mi sembra un azzardo.
Assai gradevole "Baby Please Go", che evidenzia le qualità di Demontis
in quello che è il pezzo forte di ogni armonicista: il treno. Bella
"Reggaetime Blues", in cui si intrecciano molto bene le diverse diatoniche, quanto
la finale "Stomp & Go".
Tutti e nove i brani di "Loopin The Blues" sono originali e,
personalmente, interpetro questa pubblicazione come il
risultato di una ricerca davvero coraggiosa che apre spazi ad
evoluzioni interessanti. Disco particolarmente rivolto a chi è alla
ricerce di nuove strade per tenere vivo l'interesse per il vecchio, caro, Blues.
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Paolo Demontis voce, armonica, loopstation
www.paolodemontis.com
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Herbie Goins ... thinking of you...
La
genesi della vita di ognuno di noi non è affatto
scontata. Inoltre gli sviluppi sono decisamente condizionati dalle
scelte fatte lungo la strada. Capita così che un artista con le carte in regola per
diventare una star, che ha toccato vertici importanti negli anni
migliori della sua carriera, decida - proprio sul più bello -
di dedicarsi ad un'esistenza più tranquillla, pur senza mai
negarsi al suo mestiere.
Fu per svolgere il servizio militare in Germania che il cantante americano
Herbie Goins fu inviato in Europa dallo zio Sam. Nato in Florida nel
1939, si era
spostato a
New York negli anni 50 dove ebbe inizio la sua avventura artistica. Ma
il destino gli avrebbe riservato ulteriori, grandi, sorprese. Alla fine
della leva venne infatti ingaggiato dall'orchestra di Eric Delayne e si
trasferì in Inghilterra. Erano gli albori dei sessanta, il Blues
avava appena attraversato l'Oceano abbattendosi come un'onda di tsunami
sulla Gran Bretagna. Il forte richiamo che ne derivò non sfuggì
naturalmente a Herbie (al quale quella musica apparteneva
geneticamente) che ben presto divenne la voce dei Blues Incorporated di
Alexis Korner, colui
che è stato consegnato alla storia come il mecenate del british blues.
Incontrò e si esibì con il gotha del blues
inglese (e non solo) come Mick Jagger, Robert Plant, John Mayall, Eric
Clapton, Paul Jones, (tra i più noti), diventando l'idolo dei Mods
(ricordate gli antagonisti dei Rockers?). Lasciati i Blues Incorporated
si
unì ai Nightimers che cambiarono il nome in Herbie Goins & The
Nightimers, con un tale John McLaughlin alla chitarra, Graham Bond e
Dave Moss. Conobbe anche un giovane Hendrix, che frequentava i club e
spesso partecipava alle jam, ed il mitico Otis Redding. Quello con i
Nightimers
fu il periodo più felice della sua
vita artistica (per sua testimonianza). Diverse tournée in tanti paesi
europei tra i quali l'Italia
che segnò la sua tappa d'arrivo. Non poteva immaginarlo, ma il grave
furto del grande bus sul quale viaggiavano con tutte le loro cose
avrebbe dato una svolta netta alla sua vita. Il tour si interruppe e
gli altri tornarono in Inghilterra. Herbie decise di rimanere in
Italia. Ho indagato sul motivo che l'abbia condotto a tale decisione,
ma non ho ricevuto risposte e la cosa rimarrà avvolta nel
mistero. Nel nostro paese rimise insieme i pezzi e ricominciò dapprima
come dj ed in seguito tornò sul palco.
Il chitarrista veneziano Guido Toffoletti (uno dei pionieri del blues nostrano) nel
frattempo aveva saputo della sua presenza in Italia e si era messo
sulle sue tracce. I due trascorsero qualche anno registrando ed
esibendosi assieme prima che Il cantante americano mettese in piedi una
band
tutta sua, i Soultimer. Ed è proprio a questo periodo che si riferisce
il CD "... thinking of you...", attingendo dalle registrazioni con i
Soultimer e Toffoletti e con i gruppi romani
Hardboilers e Jona's Blues Band. C'è anche un brano
con Alexis Korner Blues Incorporated, la stupenda "Please, Please,
Please" di James Brown. Il Cd si apre con due brani registrati con
Guido Toffoletti, la classica "Evil" di Howlin' Wolf e "Whats Wrong
With You" dello stesso Toffoletti, per passare al rock blues a tutto
gas con la Jona's in "Born To Loose" di Goins. Il
gospel fa capolino con "Searching", mentre tracce di country sono
presenti in "Love Sick". Vi segnalo ancora la dolce "Lonely Is My Name", un brano scritto per quella che sarebbe stata la sua compagna fino alla fine, e mi fermo qui per non
togliervi il gusto della scoperta.
Herbie Goins è
scomparso a Latina, dove viveva con la moglie Celestina Morando, il 27 ottobre
del 2015. Il lavoro per realizzare questa compilation è stato
effettuato proprio dalla moglie quale magnifico gesto d'amore: il titolo
è inequivocabile ed il risultato assolutamente eccellente!
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Herbie Goins voce
con
Alexis Korner Blues Incorporated
Guido Toffoletti's Blues Society
The Soultimer
The Hardboilers
Jona's Blues Band
www.herbiegoins.com/stampa.htm
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